Brexit, e ora è Flextension: Ue aperta a rinvio 12 mesi flessibile, May chiede proroga a 30 giugno
E ora nasce il termine Flextension, che si riferisce alla Brexit, e che indica l’apertura, da parte di Bruxelles, a concedere un ulteriore rinvio dell’Articolo 50 in modo flessibile.
Stando ad alcune indiscrezioni riportate dalla Bbc, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk starebbe valutando, infatti, l’opzione di concedere al Regno Unito un’estensione dell’Articolo 50 di 12 mesi. Questo significa che la data per il divorzio del Regno Unito dall’Unione europea, rinviata al 12 aprile, verrebbe ulteriormente spostata all’aprile del 2020.
Secondo la fonte, il piano prevede che il divorzio possa arrivare anche prima, nel caso in cui il Parlamento britannico riuscisse a ratificare l’accordo che la premier Theresa May ha raggiunto con Bruxelles lo scorso novembre (bocciato dalla Camera dei Comuni per ben tre volte).
Per essere esecutivo, il piano di Tusk dovrebbe inoltre essere approvato da tutti i leader europei, nella riunione del Consiglio europeo prevista per il prossimo 10 aprile.
Se i rumor dovessero avere fondamento, ciò significherebbe che il Regno Unito parteciperebbe alle elezioni europee di fine maggio.
Dal canto suo la premier britannica Theresa May, assediata dall’ira dei Brexiteers, ha scritto invece una lettera a Donald Tusk, chiedendo un’estensione breve, fino al prossimo 30 giugno. Il rinvio, ha precisato May, potrebbe essere più breve nel caso in cui il Parlamento votasse il suo accordo. Poco mossa la sterlina che nelle contrattazioni overnight aveva perso lo 0,7% circa nei confronti del dollaro, per poi salire dello 0,30% nelle prime ore della mattinata a $1,3116.
In realtà, il 30 giugno è la stessa data che il governo May aveva già chiesto a Bruxelles di considerare, il mese scorso, e che non è stata accettata.
Il tempo stringe: a meno di un’intesa UK-Ue su una nuova data, il Regno Unito uscirà dal blocco europeo il prossimo 12 aprile. Ma è improbabile che l’Unione europea decida di correre il rischio di un no-deal Brexit che, tra l’altro, è stato anche bocciato da Westminster.
May intanto continua a trattare con il leader dell’opposizione dei laburisti, Jeremy Corbyn. La premier ha informato che entrambi i partiti hanno riconosciuto la necessità di approvare un accordo di ritiro del paese dall’Ue legalmente vincolante. Tuttavia, nessuna intesa è stata ancora siglata sui futuri rapporti del Regno Unito con l’Unione europea. Se non sarà possibile raggiungere una intesa con Corbyn sui rapporti con l’Ue, a quel punto May spera di riuscire a trovare almeno un compromesso con i laburisti, per permettere a Westminster di scegliere tra diverse opzioni. A quel punto la scelta del Parlamento UK, ha precisato May, verrebbe rispettata sia dai laburisti che dal suo partito Tory.
L’appoggio dei due principali partiti permetterebbe al Parlamento di ratificare l’accordo e di approvare la normativa necessaria per uscire dall’Ue entro il 22 maggio. Il Consiglio europeo aveva infatti spiegato che, nel caso in cui il Parlamento avesse dato il via libera all’accordo di May entro il 12 aprile, al Regno Unito sarebbe stato accordato tempo fino al 22 maggio per portare a compimento l’iter legislativo necessario.
Così intanto commenta il trend della sterlina Michael Hewson, responsabile analista mercati di CMC Markets UK:
“La sterlina ha continuato a oscillare con cautela, mentre le voci dal fronte europeo suggeriscono la prospettiva di una lunga proroga, con indiscrezioni secondo cui il primo ministro Theresa May scriverà al presidente del Consiglio dell’Unione europea Tusk per chiedere un ritardo. Per quanto riguarda i colloqui tra il partito laburista e il governo, nessuna notizia rappresenta una buona notizia, con aggiornamenti relativi ai progressi che dipendono dalla fonte di notizie che state leggendo in quel momento”.