L’ultimo sacrificio dello Stato per salvare Mps e accontentare Bce: potrebbe stanziare fino a 1 miliardo. Ecco come
Il futuro di Mps rimane sotto la lente degli investitori, sulla scia di alcuni rumor riportati dai quotidiani italiani, secondo cui il decreto sull’uscita dello Stato dal capitale della banca sarebbe pronto, al punto che potrebbe essere presentato questa stessa settimana.
La stessa Equita riporta i rumor, secondo cui il Tesoro starebbe per mettere a punto a breve un decreto necessario ad autorizzare la sottoscrizione di 250 milioni di euro di T2 e l’impegno a sottoscrivere altri strumenti di capitale (si parla di AT1 per una cifra intorno ai 750 milioni) “per venire incontro alle richieste in tal senso formulate dalla Bce nell’ambito dell’autorizzazione all’operazione Amco”.
Il Messaggero ha scritto in particolare che, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, il ministero “sarebbe anche pronto a sottoscrivere gran parte del miliardo di euro in strumenti di capitale che la banca di appresta a emettere su indicazione della Bce”. Praticamente, il decreto, “autorizzerebbe il Tesoro a procedere con le operazioni straordinarie necessarie a fare in modo che l’istituto senese possa deconsolidare gli 8,1 miliardi tra sofferenze e inadempienze probabili attraverso una complessa operazione con Amco, la bad bank del ministero”.
Dalle indiscrezioni del quotidiano romano emerge, riguardo all’exit strategy, che il Tesoro potrebbe decidere di “cedere la quota detenuta in Mps in più fasi, tramite un‘offerta pubblica di vendita rivolta a investitori retail italiani, compresi i dipendenti di Mps, o istituzionali”.
Rimane in campo l’opzione di operazioni di M&A, ovvero di fusioni e acquisizioni, sempre che si riesca a trovare la sposa perfetta.
Anche nell’articolo firmato da Fabrizio Massaro sul Corriere della Sera, vengono riportati i rumor secondo cui il decreto dcpm potrebbe stabilire che il Tesoro potrebbe sottoscrivere i bond subordinati, la cui emissione la Bce ha posto come condizione per il via libera all’operazione di pulizia dei bilanci di Mps (che avverrebbe per l’appunto attraverso lo smobilizzo degli 8,1 miliardi di crediti deteriorati ad Amco).
Ma con quali fondi? Così l’articolo dal titolo: “Mps, il Tesoro mette da parte quasi 1 miliardo per Siena”:
“Finiranno in gran parte in Mps gli 1,5 miliardi di euro stanziati dal governo nel dl Agosto per le imprese partecipate dallo Stato (…) Secondo indiscrezioni per Siena il Tesoro potrebbe stanziare 800 milioni-1 miliardo, ovvero gran parte del tesoretto del Dl Agosto, dato che va coperto l’ammanco patrimoniale di 1,1 miliardi in Mps derivante dalla scissione a favore di Amco”.
Vale la pena ricordare che la vigilanza Bce ha posto tre condizioni a Mps, che in primo luogo dovrà emettere, per l’appunto, un bond Tier 2 da 250 milioni di euro prima della data di efficacia della scissione. Secondo, ci dovrà essere un decreto legge che accantoni i fondi pubblici necessari per la sottoscrizione di strumenti di capitale emessi a condizioni di mercato da qualsiasi società pubblica italiana e consentire al Ministero dell’Economia e delle Finanze di sottoscrivere fino al 70% dell’importo degli strumenti di capitale emessi, fermo restando che almeno il 30% deve essere sottoscritto da investitori privati. Infine, Mps deve fornire alla Bce almeno tre ‘comfort letters’, emesse da diverse banche d’investimento confermando l’esistenza di investitori privati in grado di sottoscrivere almeno il 30% dell’importo degli strumenti Tier 1 aggiuntivi.
Equita ha commentato intanto la carrellata di rumor, ribadendo che, a suo avviso, “l’effettiva emissione di uno strumento T1 a un costo a due cifre penalizzerebbe ulteriormente la redditività prospettiva di Mps e, soprattutto, il relativo cuscinetto di capitale non verrebbe valorizzato in ottica M&A”.
La SIM continua “a ritenere più percorribile e quindi concreta l’opzione di una ricapitalizzazione di importo pari alle risorse già stanziate dal MEF (1,5 miliardi) che potrebbero essere utilizzate per aumentare le coperture dei rischi legali e rendere lo scenario M&A più visibile”.
Gli analisti di Intesa Sanpaolo, che confermano la raccomandazione hold su Mps, con il target price “under review”, considerano “positivamente l’accelerazione del processo che dovrebbe consentire a MPS di deconsolidare la maggior parte degli NPL”. Per Intesa la debole base di capitale, i significativi rischi legali e le questioni della governance restano gli ostacoli principali alle possibili operazioni di fusione e acquisizione.