Notizie Notizie Italia Unicredit inarrestabile in Borsa, analisti valutano pro e contro di nozze con MPS

Unicredit inarrestabile in Borsa, analisti valutano pro e contro di nozze con MPS

24 Novembre 2020 14:35

Non si placano gli acquisti su Unicredit, tra i migliori oggi sul Ftse Mib con +3,81% a 9,09 euro. Da inizio mese il balzo in Borsa è di oltre +42%. 

A tenere banco è ancora la questione M&A dopo i rumor riportati nei giorni scorsi da Bloomberg con l’intensificarsi dei contatti del Tesoro per convincere Unicredit a convolare a nozze con Mps.

 

Credit Suisse valuta che una fusione con MPS comporterebbe per Unicredit un RoI del 23% e un incremento del 14% di EPS per il terzo anno; avrebbe anche un notevole impatto sul capitale dell'”anno 1″, stimato a circa 80 bps di capitale, il che ridurrebbe la capacità di Unicredit di effettuare riacquisti di azioni a breve termine e introdurrebbe rischi di esecuzione rispetto ad una base standalone. Nello scenario di base, Credit Suisse ipotizza sinergie di costo annue pari al 40% della base di costo di MPS, che saranno gradualmente introdotte in un periodo di tre anni, 1,5 miliardi di euro di costi di integrazione al netto delle imposte e una potenziale iniezione di 2,4-2,5 miliardi di euro in MPS da parte del governo italiano.

La banca d’affari svizzera, che ha rating neutral con tp a 9,5 euro su Unicredit, rimarca come una più rapida ripresa dell’economia italiana potrebbe portare a un potenziale aumento del costo del rischio di Unicredit. Inoltre, lo stimolo della BCE di dicembre potrebbe tradursi in un potenziale upside per la guidance 2021 sul net interest income.

Credit Suisse preferisce Intesa

Tra i peer del Sud Europa la casa d’affari elvetica  preferisce le banche con il vantaggio del first-mover nelle operazioni di M&A, ossia Intesa Sanpaolo (rating outperform con target price a  2,5 euro) e CaixaBank (TP 2,6 euro, outperform). In Italia, Intesa è pronta a trarre ulteriori significative sinergie di costo dall’acquisizione di UBI Banca, pur mantenendo un buffer MDA best in class, che le consenta sia di pagare un dividendo interessante sia di effettuare acquisizioni bolt-on, come dimostra l’ultimo acquisto del ramo vita di Aviva in Italia, che a detta di Credit Suisse può contribuire per un ulteriore 1,5% alle stime di consenso per l’intero 2021.

Le possibili mosse del Tesoro 

L’intento del Tesoro è quello di accelerare i tempi per trovare le condizioni per realizzare una business combination fra Unicredit e MPS. Il MEF sarebbe pronto a garantire la condizione di neutralità sul capitale di Unicredit dall’acquisizione attraverso tre mosse: un aumento di capitale da 2,5 mld in Mps e poi l’emanazione di un decreto che permetta la conversione da asset fiscali in crediti fiscali, quindi computabili nel CET, di circa 3,7 mld di DTA attualmente fuori bilancio di Mps. Infine, il MEF starebbe studiando lo spin-off di 10 mld di euro di rischi legali da Banca MPS.

Condizioni che potrebbero far cedere l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, che da tempo ribadisce la posizione di chiusura della banca a qualsiasi scenario di M&A.

Il Tesoro, azionista di controllo della banca senese con il 68% del capitale, ha fretta per concludere l’uscita dalla banca concordata con l’UE entro la fine del 2021. Oltre a dover convincere Unicredit, il ministero guidato da Roberto Gualtieri  deve anche fare i conti con le possibili frizioni a livello politico. Il M5S è in pressing su via XX Settembre perché teme che l’operazione si traduca in un regalo a UniCredit a spese dei contribuenti. Va ricordato che lo Stato nel 2017 ha già versato 5,4 miliardi in Mps per il salvataggio con ricapitalizzazione precauzionale.