Unicredit alle corde in Borsa, posizione Mustier in bilico a causa dei contrasti su M&A
Unicredit sotto il fuoco delle vendite oggi a Piazza Affari. Il titolo, tra i migliori in questo mese di novembre, segna oltre -4% in area 8,7 euro compice l’emergere di tensioni sul fronte governance.
Ieri il consiglio di UniCredit ha tenuto discussioni informali sulla governance in vista del rinnovo del board in programma la prossima primavera. Una riunione straordinaria dettata dai dubbi sul fatto che il suo amministratore delegato rimarrà. Stando a quanto riferito da vari organi stampa, stanno emergendo divisioni crescenti all’interno del cda sulla strategia da portare avanti nel prossimo futuro soprattutto sul fronte M&A.
Il percorso che porterà alla scelta del nuovo borad inizierà formalmente mercoledì con la riunione del Comitato Nomine. L’assemblea che nominerà il nuovo cda è in agenda ad aprile.
A questo punto appare in bilico la posizione del ceo Mustier, che ha sempre ribadito un secco no a operazioni di M&A in Italia o all’estero; il cda ha visto anche la presenza del presidente designato, l’ex ministro Piercarlo Padoan, sulla cui scelta Mustier sarebbe stato avvisato solo all’ultimo momento. Padoan era ministro dell’Economia al momento del salvataggio del Monte dei Paschi nel 2017.
Le rigidità del ceo su M&A non convincono
Il consiglio di UniCredit di ieri avrebbe discusso circa le condizioni poste da Mustier per restare per altri tre anni. Mustier starebbe resistendo alle richieste del governo di prendersi Monte dei Paschi (la banca senese è controllata al 68% dal Tesoro). Il ceo, alla guida della banca dal 2016, ha stabilito condizioni rigorose su qualsiasi potenziale accordo e il Tesoro sta lavorando su incentivi tra cui benefici fiscali che fornirebbero un significativo aumento di capitale (circa 2,5 mld) a qualsiasi acquirente del Monte dei Paschi.
Unicredit è anche al lavoro sul nuovo piano strategico con JP Morgan e Goldman Sachs che dovrebbero assistere la banca nell’aggiornamento del business plan in programma per il secondo trimestre 2021. Le stesse due banche potrebbero affiancare Unicredit anche sul fronte M&A, con possibile apertura di Mustier a MPS solo in caso di operazione simile a quella realizzata nel 2017 da Intesa Sanpaolo per le due banche venete (Veneto Banca e Popolare Vicenza), acquisite a 1 euro con dote statale da 4,8 miliardi per assorbire costi di ristrutturazione e l’impatto a capitale.
Dal suo arrivo a metà 2016, il banchiere transalpino ha giudato un percorso di pulizia del bilancio di UniCredit dai crediti deteriorati, accompagnato da vendita di asset per oltre 25 miliardi di euro. L’ultimo step con il piano varato un anno fa era la restituzione di liquidità agli investitori tramite dividendi e buyback, ma lo stop imposto dalla Bce sui dividendi a seguito della pandemia Covid ha bloccato tutto.
Il confronto sulla governance si intreccia quindi con l`eventuale valutazione di un deal con MPS. Gli analisti di Equita SIM confermano che un deal con MPS potrebbe rivelarsi neutrale sotto il profilo del rischio e del capitale per Unicredit solo in caso di pieno riconoscimento delle DTA di entrambe le banche (circa 3,6 mld ciascuna) oltre che con un aumento di capitale di Mps di 2,5 mld. “Scenario che ci sembra difficilmente realizzabile sotto il profilo politico”, aggiunge la sim milanese.