Piazza Affari fa meglio delle altre: merito del Draghi Effect, che blinda anche i BTP. E ora?
Equita SIM ribadisce la propria impostazione costruttiva su Piazza Affari.
Nel monthly report dedicato all’outlook sul trend dell’azionario italiano nel mese di marzo, l’analista Luigi De Bellis mette in evidenza il trend positivo di febbraio, assicurato anche dall’effetto di Mario Draghi.
“Febbraio è stato caratterizzato da mercati azionari in crescita (Global Equities +3%) grazie ai progressi sul fronte vaccini (Travel&Leisure +9,5%) e alle aspettative sugli effetti del nuovo piano di stimolo fiscale in USA, in parte compensato nell’ultima settimana dai timori di un possibile ritorno dell’inflazione e rialzo tassi. L’aumento dei rendimenti obbligazionari e dell’inclinazione della curva dei tassi hanno portato ad una significativa dispersione delle performance, con banche (Stoxx +16%), assicurazioni (+9.5%) e Oil (+6%) in decisa crescita, mentre deboli le Utilities (-5%), Telecom (-2%), Healthcare (-2%) e Food (-1%)”.
Il riferimento è per l’appunto alla fiammata dei rendimenti dei titoli di Stato, che è partita dagli Stati Uniti fino a contagiare anche i mercati dei debiti sovrani dell’area euro. I tassi sui Treasuries Usa sono per esempio balzati fino fin oltre l’1,6% la scorsa settimana, in quello che alcuni investitori hanno definito un flash move.
I tassi hanno poi ritracciato, oscillando nelle ultime ore attorno alla soglia dell’1,4%: dall’inizio dell’anno, tuttavia, il rialzo è stato importante, se si considera che è stato pari a +55%. Inoltre, a salire sono stati anche i tassi dei bond giapponesi e australiani, così come hanno rialzato la testa i rendimenti dei bond sovrani di Germania e Italia, con il risultato che lo spread BTP-Bund ha anche riagguantato la soglia dei 100 punti, azzerando il Draghi Effect.
C’è da dire, tuttavia, che Equita mette in evidenza come proprio l’assist di Draghi abbia permesso alla borsa di Milano di fare meglio, e ai BTP di soffrire in modo comunque meno importante rispetto agli altri titoli di debito di altri paesi.
“Per quanto riguarda l’Italia – si legge infatti nel report mensile di De Bellis – la nomina di Draghi come presidente del Consiglio ha permesso agli indici azionari italiani di sovraperformare l’indice europeo (FTSEMIB +5,9%, FTSEMID +6,3% vs Stoxx600 +2,3%)”.
Inoltre, “a fronte di tassi d’interesse in aumento negli Stati Uniti e nell’Unione europea, il rendimento del BTP è salito solo leggermente (+12bps) allo 0,76% mentre lo spread BTP-BUND si è ristretto di 14bps allo 1,02%”.
Di conseguenza, “la nostra impostazione sui mercati resta costruttiva“.
Ovvero?
“Riteniamo che la nomina di Draghi, la sua credibilità a livello internazionale e il continuo supporto agli acquisti della BCE migliorino drasticamente il profilo di rischio dell’Italia e potrebbero spostare flussi importanti di capitale sull’Italia e l’EU; inoltre, la leadership di Draghi renderà più facili e stretti i rapporti con la BCE e l’UE”.
Ancora, “la FED e le altre banche centrali non hanno vere alternative se non mantenere i tassi d’interesse molto bassi e monetizzare il debito”.
In generale “restiamo ottimisti sulla ripresa, rassicurati dai recenti dati macro e dalle prime indicazioni in arrivo dai Paesi come Israele che sono più avanti sul fronte delle vaccinazioni”. Riguardo alle scelte operative di investimento, “nel portafoglio raccomandato restiamo sovrappeso rispetto al benchmark (97,6% vs peso neutro del 95%). I rischi principali per la nostra view sono legati a un’inattesa scelta da parte delle banche centrali di lasciar salire i tassi a lungo termine troppo velocemente a fronte di un’economia in ripresa; pressione sui margini industriali a causa dell’aumento troppo rapido del costo delle materie prime“.