Ftse Mib annaspa a fine ottava: vola Enel, giornata da incubo per Telecom (-7%)
Ultimo atto della settimana con retromarcia inserita per Piazza Affari, che si uniforma all’umore nero di tutte le Borse. Wall Street si muove con circospezione oggi dietrofront di ieri con vendite su energetici e bancari; questi ultimi in particolare pagano l’annuncio della Federal Reserve sui requisiti di capitale delle banche. L’annuncio della Fed ha provocato una impennata immediata dei tassi sui Treasuries. Ancora sotto pressione non solo il Nasdaq con i suoi titoli growth che normalmente scontano un rialzo dei tassi dei Treasuries, in quanto titoli di società che hanno beneficiato in modo particolare di un contesto di bassi tassi di interesse.
In chiusura il Ftse Mib ha ceduto lo 0,66% a quota 24.199 punti, ritracciando dai massimi a oltre un anno a cui era balzata ieri.
Enel corre a +3% grazie a utile e dividendo oltre attese
A schivare le vendite è stata Enel (+3% a 8,306 euro) che è anche il titolo di maggior peso del listino milanese. Il mercato ha accolto con favore i numeri 2020 che evidenziano un utile netto ordinario in crescita del 9%. Il dividendo complessivo proposto per l’intero esercizio 2020 è pari a 0,358 euro per azione (di cui 0,175 euro per azione già corrisposti quale acconto a gennaio 2021), in crescita del 9,1% rispetto al dividendo complessivo di 0,328 euro per azione riconosciuto per l’intero esercizio del 2019. “Indicazioni positive dai numeri Enel con utile e dividendo sopra le attese (Ebitda a debito erano già noti dai preliminari) e guidance 2021 confermata con elevato grado di visibilità”, affermano gli analisti di Equita che confermano la raccomandazione buy e il target price di 9,3 euro. La sim milanese sottolinea come il dividendo 2020 sdia superiore alla guidance e potrà esserlo anche nel 2021 (che avrà minore impatto Covid). “Yield del 5% circa, tra i più alti nel settore”, aggiunge Equita.
Male ENI e i titoli bancari
Male i titoli oil condizionati dal violiento crash della quotazioni del petrolio, scivolate ieri sera nell’ordine del 7% complice la salita del dollaro e i timori sulle prospettive per la domanda nei prossimi mesi. Eni è così andata a chiudere con un calo nell’ordine dell’1,58%.
Giornata difficile in Borsa anche per il settore bancario. A guidare i cali è Bper che viaggia sui minimi di giornata a 1,956 euro (-3,98%). Ieri sera è arrivata la mossa a sorpresa di Unipol. La compagnia assicurativa bolognese, azionista di riferimento di Bper, nella lista per il rinnovo del CdA della banca non ha inserito l’attuale ceo Alessandro Vandelli. Tra i 7 nomi indicati c’è PieRo Montani, banchiere ex ceo di BPM e Carige, che sarà indicato come futuro uomo guida. A pesare sono inoltre le parole del numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, sul fronte M&A, che fano seguito al susseguirsi di rumor su negoziati con Giuseppe Castagna per una integrazione Banco-Bper. Tale operazione è stata definita ‘affascinante’ da Cimbri, che però aggiunge: “A mio parere un’eventuale fusione con Banco Bpm non è un’ipotesi che la banca può vagliare ora. Ad aprile, se sarà nominato, Montani si insedierà. E avrà bisogno di tempo per conoscere la struttura e decidere. Concretamente, operazioni simili non possono essere fatte al volo. Qui forse ci sono tempi che sono diversi tra le parti in gioco. Bper è in fase di cambiamento e deve fare la sua strada presentandosi pronta di fronte a qualsiasi opportunità. Difficile che questo possa avvenire entro l’anno”.
Cimbri ha accennato anche ad altre opportunità quali Pop Sondrio e Carige. “Qualora Banca Popolare di Sondrio si trasformasse in spa sarebbe logico per Bper avviare dialoghi per un’aggregazione” coì come, “relativamente al tema Carige, non vengono manifestate preclusioni”. Viene invece “escluso che Bper possa essere interessata a BMPS, considerando le dimensioni di quest’ultima”.
Telecom affonda a -7%, si complica la partita su rete unica
Pecora nera di giornata è stata Telecom Italia, giù di oltre il 7% a quota 0,43 euro, che si sgonfia parzialmente dopo il prepotente rally delle ultime settimane. A pesare sono le ultime indicazioni stampa che vedono il nuovo governo pronto a cambiare registro sul fronte rete unica. Secondo quanto riporta il quotidiano Repubblica, il piano del governo Conte – che immaginava una rete Internet unica sotto il controllo proprietario di Tim – è in forse. Nella giornata di ieri, il ministro dell’Innovazione Tecnologica Vittorio Colao durante un’audizione in Parlamento si è limitato a candidare la Cassa Depositi e Prestiti ha un ruolo decisivo nella cablatura del Paese. In tal senso, Colao, non ha difeso il piano caro all’ex presidente del Consiglio Conte e all’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Poste giù nel giorno del piano
Male anche Poste (-1,1%) dopo una prima reazione positiva al piano “2024 Sustain & Innovate” svelato oggi e che prevede ricavi in aumento a 12,7 miliardi nel 2024, con un tasso annuo di crescita annuo (Cagr) del 3%, grazie al contributo di tutti i segmenti di business. L’utile netto è visto in rialzo a 1,6 miliardi nel 2024, con un Cagr del 6% e un +33% rispetto al 2020. Poste indica una politica dei dividendi “competitiva e sostenibile”. Per il 2021 è atteso un dividendo per azione iniziale di 0,55 euro, in aumento del 14% rispetto al 2020 (payout ratio del 60%) e poi una crescita costante del 6% annuo al 2024. Obiettivi 2024 sopra le attese a livello di fatturato, in linea su Ebit ed utile netto (ma di migliore qualità con M&P atteso a breakeven nel 2024 ed in utile dal 2025) mentre sono conservativi sul dividend payout (54% vs 60% exp)”, commenta oggi Equita SIM che ha giudizio buy sui Poste con target price a 10,6 euro.