Tetto debito Usa: c’è l’intesa. Ma Wall Street guarda già alla Fed
C’è un accordo preliminare sul tetto del debito negli Stati Uniti. Scongiurato al momento il primo default nella storia americana. Quali sono i prossimi passi?
L’intesa, la cronaca degli ultimi giorni
Dopo settimane di negoziati e trattative, nel fine settimana che è stata raggiunta un’intesa preliminare tra il presidente americano Joe Biden e lo speaker alla Camera, Kevin McCarthy, per sospendere la spesa per i prossimi due anni (e quindi scacciare possibili eventuali nuove crisi fino alle elezioni di novembre 2024). Un accordo che Biden definisce “una buona notizia per il popolo americano”.
Adesso la parola spetta al Congresso Usa. I tempi sono serrati: l’intento principale è avere i voti del Congresso e la firma del presidente entro una settimana, scongiurando un possibile default del Tesoro. L’accordo deve, infatti, ottenere il via libera prima della data del 5 giugno, quando il Tesoro statunitense ha detto che non sarà più in grado di onorare i propri obblighi.
Le misure in sintesi
Tra i punti chiave dell’accordo c’è il controllo spesa discrezionale. Quest’ultima, al netto della difesa, dovrebbe essere ridotta nel 2024, con un aumento dell’1% previsto l’anno successivo. La spesa della difesa salirebbe del 3% in linea con le richieste del presidente Biden. Intesa anche sull’utilizzo dei fondi per l’emergenza Covid non spesi per un ammontare di circa 70 miliardi di dollari.
Sforbiciata pari a 10 miliardi di dollari al budget dell’agenzia governativa Internal Revenue Service che si occupa dell’attività di contrasto all’evasione fiscale, con i fondi ridotti a 70 miliardi. Sul tema energia e dell’approvazione dei progetti energetici, l’accordo prevede una accelerazione nell concessione di permessi per oleodotti e altri progetti legati ai combustibili fossili.
Palla passa al Congresso Usa, la tabella di marcia
La nuova data da cerchiare in rosso è quella annunciata qualche giorno fa dal segretario al Tesoro americano, Janet Yellen. L’ex numero uno della Fed ha, infatti, esteso la data X, quella in cui gli Stati Uniti avrebbero rischiato di fare default sul loro debito, dal 1° al 5 giugno.
Dopo la pausa di oggi per la festività del “Memorial day” (chiusa anche Wall Street), la Camera e il Senato torneranno a riunirsi nella giornata di domani, martedì 30 maggio. McCarthy ha fatto sapere che la Camera voterà mercoledì 1° giugno, per poi inviare il testo al Senato. Al Senato, dove la maggioranza è nelle mani dei democratici, le tempistiche dell’approvazione dipenderanno dall’eventuale decisione di qualche senatore di bloccare l’iter attraverso la presentazione di emendamenti.
In generale, come sottolinea un articolo di Bloomberg, per i policymaker della Fed il limite di spesa è un nuovo elemento da tenere in considerazione nell’aggiornamento delle proiezioni economiche di crescita e dei tassi di riferimento, che dovrebbero essere comunicati al culmine della riunione del prossimo 14 giugno.
Fed, sul tavolo arrivano ora i dati sul mercato lavoro Usa
I mercati statunitensi sono chiusi oggi per festività, ma gli operatori sono già sintonizzati sull’uscita venerdì prossimo del rapporto sul mercato del lavoro statunitense.
“Questo rapporto fornirà importanti indicazioni sullo stato occupazionale e sarà cruciale in vista della prossima riunione della Federal Reserve a giugno”, segnala Gabriel Debach, market analyst di eToro, indicando che le attuali previsioni indicano un aumento previsto di 193.000 posti di lavoro a maggio (in rallentamento rispetto ai 253.000 registrati ad aprile). È atteso anche un lieve aumento del tasso di disoccupazione al 3,5%.
“Quest’anno, i dati sull’occupazione hanno avuto un impatto significativo sui mercati, rispetto alle questioni legate all’inflazione e alle decisioni della Fed – rimarca l’esperto -. Di conseguenza, i mercati saranno certamente in attesa con grande interesse di tali pubblicazioni”.
Lo scenario Fed è, dunque, da leggere anche alla luce dei recenti dati macro (ad esempio il Pce Usa, utile per misurare l’inflazione), con la possibilità crescente che una pausa nei rialzi dei tassi da parte dell’istituto guidato da Powell si allontani.